Alla scoperta delle location di O Agente Secreto, il film che ha trionfato a Cannes

Da Recife a Parigi, un viaggio attraverso le città-simbolo del potere, della memoria e del doppio nel film brasiliano

Foto di Letizia Rogolino

Letizia Rogolino

Giornalista specializzata in Travel & Lifestyle

Giornalista, cinefila e anima vagabonda. Ama scrivere di cinema e viaggi, le sue due più grandi passioni da sempre. Toglietele tutto ma non i road movie, i dolci e il mare.

Pubblicato: 27 Maggio 2025 10:59

In O Agente Secreto, il regista Kleber Mendonça Filho usa le location come strumenti narrativi per parlare di identità, colonialismo, sorveglianza e memoria. Ogni ambiente visitato dal protagonista ha un valore simbolico e storico, contribuendo alla costruzione di un’atmosfera densa e stratificata. Le città non sono semplici fondali, ma palcoscenici vivi in cui si gioca il destino del personaggio e, in controluce, quello di interi Paesi.

Il film brasiliano presentato in anteprima a Cannes 2025 dove ha vinto il premio per la miglior regia e per il migliore attore Wagner Moura è un viaggio visivo che intreccia politica e paesaggio, personale e collettivo, confermando il talento visionario di Mendonça Filho e il suo sguardo lucido sul mondo contemporaneo.

Non sorprende che O Agente Secreto abbia conquistato Cannes: è cinema che pensa, che mostra, che lascia il segno. Il regista brasiliano, già noto per opere come Aquarius e Bacurau, è tornato con un thriller d’autore che mescola spionaggio, riflessione politica e una profonda ricerca visiva.

O Agente Secreto
Fonte: Ufficio stampa
O Agente Secreto presentato a Cannes 2025

Dove è stato girato

Come in molte opere precedenti di Mendonça Filho, anche O Agente Secreto parte dalla sua città natale Recife, nel nord-est del Brasile. I quartieri modernisti, gli spazi brutalisti e le spiagge urbane creano un contrasto visivo affascinante. Recife viene mostrata non come una cartolina esotica, ma come un paesaggio urbano complesso, pieno di angoli ambigui e memoria storica. Le riprese in interno di un appartamento degli anni ‘70, con pareti scrostate, luci al neon tremolanti e mobili dismessi, restituiscono un senso di immobilità e isolamento. Qui, il protagonista vive in una condizione sospesa, sorvegliato e dimenticato, come se il passato continuasse a occupare fisicamente lo spazio.

Recife

Mendonça Filho sfrutta la verticalità dei palazzi di Recife, torri residenziali simili a sentinelle silenziose, per rappresentare l’occhio del potere. Dall’alto, droni e camere a circuito chiuso osservano, registrano, archiviano. Ma è dai piani bassi che si svolge l’azione: là dove il sistema si inceppa, dove gli individui cercano di recuperare brandelli di autonomia. Le scene girate nella zona di Boa Viagem e nei corridoi di un vecchio edificio governativo dismesso costituiscono il cuore politico del film. La spiaggia di Boa Viagem, solitamente associata all’idea di evasione e relax, assume qui un tono inquietante. Le riprese all’alba, con una luce livida e pochi passanti, trasformano l’oceano in un confine indefinito tra l’esterno e l’interiorità del protagonista. È qui che egli riceve il suo primo incarico – un incontro fugace con un informatore mascherato da jogger – e dove iniziano a emergere le prime crepe nella sua missione.

Recife Brasile
Fonte: iStock
Recife Brasile

Brasilia

Il viaggio dell’agente segreto protagonista lo conduce poi a Brasília, la capitale futuristica del Brasile, emblema dell’utopia modernista. Le riprese nei pressi del Congresso Nazionale e nelle aree semideserte del quartiere ministeriale esaltano il senso di alienazione e sorveglianza. La geometria perfetta degli spazi progettati da Oscar Niemeyer dialoga con la tematica del controllo e del potere invisibile. Le linee perfette del Palácio do Planalto, del Congresso Nazionale e della Catedral Metropolitana sono riprese in campi lunghi e simmetrici, spesso con un protagonista minuscolo, quasi schiacciato dall’architettura. Questa estetica brutalista viene accentuata da una fotografia desaturata, in cui il bianco del cemento e l’azzurro del cielo creano una sensazione glaciale, astratta.

Brasília è mostrata come deserta. Nelle lunghe sequenze in cui l’agente si muove tra ministeri, piazze e viali, il silenzio è assordante. Non ci sono folle, non ci sono rumori urbani. Solo l’eco dei passi, il ronzio lontano di un condizionatore, il clic di una penna su un tavolo. Questa rarefazione acustica crea un effetto di sospensione che amplifica la paranoia e l’alienazione del protagonista. In un momento cruciale del film, l’agente entra in una sala riunioni sotterranea del Palácio do Itamaraty, dove scopre un archivio segreto con registrazioni audio dal periodo della dittatura militare. Qui, la storia torna in superficie: Brasília non è solo il presente del potere, ma il luogo in cui si sedimentano decenni di strategie oscure, dossier, manipolazioni. “Brasília è una città che ti osserva anche quando ti sembra vuota. È lì che la democrazia si decide — o si annulla — in silenzio.” ha detto il regista in un’intervista a Cannes.

Brasilia
Fonte: iStock
Brasilia

Lisbona

Una parte cruciale del film è ambientata a Lisbona, in Portogallo, che assume un ruolo simbolico nel film come ponte culturale tra Europa e Sud America. Le scene girate nei quartieri storici di Alfama e Mouraria, con i loro vicoli stretti e scalinate tortuose, offrono il perfetto ambiente per i giochi di ombre e doppiezze tipici del cinema di spionaggio. Lisbona diventa così una città-labirinto dove il protagonista cerca di decifrare codici e tradimenti. In una scena memorabile, l’agente cammina lungo i binari del tram 28 al tramonto, mentre una voce fuori campo legge un estratto da una lettera cifrata. Lo spazio urbano diventa così codificato: ogni angolo può nascondere un microfono, un incontro, un passato irrisolto. Il film non lo esplicita mai del tutto, ma lo suggerisce con intelligenza visiva: riprese al Museo do Oriente, dettagli di architetture neomanueline, e soprattutto una scena girata nel quartiere di Belém, nei pressi del Monumento alle Scoperte.

Parigi

In un segmento più cupo e introspettivo, il film si sposta a Parigi, non nei luoghi più turistici, ma nei tunnel e nei passaggi sotterranei della città. Alcune sequenze sono state girate nelle catacombe e nelle stazioni della metropolitana chiuse al pubblico, luoghi che incarnano l’idea di una verità sepolta sotto la superficie apparente delle cose. Gli ambienti sono angusti, umidi, mal illuminati. La macchina da presa si muove lentamente, spesso a mano, seguendo il protagonista in uno spazio che si fa quasi psichico: un percorso nelle profondità della coscienza e della storia. In una delle scene più inquietanti del film, l’agente segue una traccia audio che lo conduce in una sala d’ascolto nascosta sotto Place Denfert-Rochereau.