Cosa vedere in Albania in tre giorni, il gioiello dei Balcani

Un itinerario di tre giorni per scoprire l'Albania più autentica tra capitali in fermento, Patrimoni UNESCO, siti archeologici e località balneari.

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Diana Facile

Travel Blogger

In primis viaggiatrice, tutto il resto a seguire purché preceduto dalla parola Travel… Blogger, Journalist, Designer.

Pubblicato: 26 Maggio 2025 13:21

L’Albania ti guarda da lontano, appena oltre l’Adriatico. É un Paese che non ti seduce con copertine patinate e promesse da cartolina, ma ti conquista lentamente, curva dopo curva, con la sua natura incontaminata e le sue città in rapida trasformazione. É il luogo in cui il Mediterraneo incontra il vicino Oriente e le tracce dell’Impero Ottomano si mescolano a quelle del Comunismo. Una terra sorprendente che ti cattura con la forza di un Paese autentico, fiero della sua identità e ancora poco toccato dal turismo di massa.

In quest’articolo scopriamo insieme cosa vedere in Albania in tre giorni con un itinerario breve, ma intenso, tra città ricche di storia, panorami indimenticabili e un’umanità disarmante, che non ha bisogno di troppe parole. Tre giorni sono sufficienti a coglierne l’essenza e a creare quel filo sottile che ti fa venire voglia di tornare a farle visita.

Per ottimizzare i tempi e godersi i luoghi indicati con la dovuta calma, l’itinerario è pensato per spostarsi con una macchina a noleggio.

Giorno 1: Tirana e Krujë

Il nostro itinerario di tre giorni in Albania parte da Tirana, dove l’energia brulicante della capitale si mescola alle cicatrici di un passato troppo vicino per essere dimenticato, e poi si spinge verso nord, a Krujë, tra le montagne che custodiscono storie di eroi e di orgoglio nazionale.

Tirana, la giovane capitale tra passato e trasformazione

Sebbene la sua fondazione risalga al 1615, Tirana è diventata capitale dell’Albania solo nel 1920. Caotica, sfacciata, imperfetta, ma anche viva, sorprendente e in continuo movimento, la giovane capitale albanese si porta addosso i segni del passato, più o meno recente, che convivono con l’energia inquieta di un presente in costante evoluzione.

Negli ultimi anni Tirana è stata protagonista di una trasformazione urbana sorprendente basata su progetti di riqualificazione volti ad aumentare gli spazi verdi, a sviluppare l’arte pubblica e a incrementare la mobilità sostenibile: il Lago artificiale, situato nel mezzo di un parco cittadino, è uno dei luoghi preferiti dagli abitanti della capitale che vi si recano per rilassarsi, praticare yoga, fare jogging o più semplicemente per bere un caffè immersi nella natura, a pochi passi dalla confusione del centro città.

Il cuore di Tirana, dove si concentrano le attrattive principali, pulsa attorno a Piazza Skanderbeg su cui troneggia la statua equestre dell’eroe nazionale che guidò la resistenza contro l’Impero Ottomano: qui è possibile osservare le tracce dei periodi che hanno caratterizzato la storia della capitale, in particolare:

  • la Moschea Et-hem Bey e la Torre dell’Orologio, di epoca ottomana;
  • il Municipio, in stile razionalista, di impronta italiana;
  • il Museo Storico Nazionale e il Palazzo della Cultura, eredità del periodo comunista.
Piazza con Moschea e Torre dell'orologio a Tirana
Fonte: iStock
Piazza Skanderbeg a Tirana

A poche centinaia di metri da Piazza Skanderbeg si trova il Bunk’Art 2, un museo ricavato in uno dei bunker antiatomici realizzati dal dittatore Enver Hoxha: il suo fine è quello di documentare e preservare la memoria delle vittime del regime comunista in Albania. Un’esperienza forte, toccante, che non lascia indifferenti, imprescindibile per capire la storia recente del Paese e il peso che esercita ancora oggi sull’identità collettiva del popolo albanese.

E poi c’è Blloku, un tempo quartiere residenziale degli alti quadri del Partito Comunista e oggi cuore pulsante della Tirana giovane e creativa, con i palazzi del regime che si affacciano su bar affollati e le pareti colorate che si esprimono attraverso la Street Art. É il luogo ideale in cui trascorrere la serata, oltre a essere uno dei quartieri migliori dove dormire a Tirana.

Krujë, roccaforte dell’identità albanese

Il pomeriggio del nostro primo giorno in Albania ci spostiamo a Krujë, 40 km a nord della capitale: complice la strada stretta e sinuosa che si inerpica per la montagna, bisogna preventivare almeno un’ora di macchina per raggiungerla. Da tenere presente che in Albania gli spostamenti richiedono tempo e una certa flessibilità: le strade sono spesso in cattive condizioni e le indicazioni scarseggiano per cui è necessario munirsi anche di una buona dose di pazienza.

Città natale del condottiero Giorgio Castriota, meglio noto come Skanderbeg, Krujë è una cittadina pregna di memoria in cui si percepisce chiaramente quanto il mito dell’eroe nazionale sia ancora presente e radicato nel Paese: lo si ritrova nei monumenti, nei musei, nelle banconote e persino nei nomi dei caffè, simbolo di una resistenza identitaria che ha attraversato i secoli e che continua a unire, al di là delle differenze religiose e culturali.

Da non perdere a Krujë la visita della Cittadella fortificata – di cui oggi restano solo le rovine e alcune tracce delle antiche mura – da cui si gode di una vista dalla bellezza inenarrabile sulle colline circostanti.

L’attuale fortezza interna alla cittadella risale a pochi decenni fa e ospita il Museo Skanderbeg, inaugurato nel 1982, e il Museo Etnografico, che rappresenta uno dei migliori esempi di architettura domestica tradizionale.

Prima di rientrare a Tirana, una passeggiata tra le botteghe dell’antico Bazar – uno dei pochi sopravvissuti alla furia distruttiva di Hoxha che voleva eliminare dal territorio ogni traccia dell’Albania pre-comunista – è un must: tra le stradine lastricate e i negozi colmi di tappeti, oggetti in rame e cappelli tradizionali si respira ancora l’eredità dell’Impero Ottomano che per quasi quattro secoli ha segnato la storia e l’identità del Paese.

Bazar di Kruje con moschea sullo sfondo
Fonte: iStock
Il Bazar di Krujë

Giorno 2: Berat

Tra le cose da vedere in Albania in tre giorni, Berat occupa senza dubbio un posto sul podio: situata 120 km a sud di Tirana, è uno dei 4 siti albanesi dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.

Non appena ci lasciamo alle spalle la capitale il ritmo cambia e con lui il paesaggio che si srotola tra campi coltivati, uliveti secolari, colline ricoperte di vigne e villaggi sonnolenti: stiamo attraversando l’Albania più rurale e autentica, intervallata qua e la dalla presenza di bancarelle improvvisate sul ciglio della strada dove i contadini vendono frutta appena raccolta e formaggi avvolti nella carta di giornale.

Un tragitto che invita a rallentare e a lasciarsi trasportare fino a quando, incastonata tra la roccia e il fiume, si palesa Berat, silenziosa e potente, con le sue case bianche e le finestre scure che ammiccano al viaggiatore distratto.

Berat, la città dalle mille finestre

Situata nel cuore dell’Albania meridionale, Berat è una delle città più antiche del Paese: si distingue per la pluralità e la convivenza di fedi diverse che si manifesta nella moltitudine di chiese, moschee e teqe sufi, una adiacente all’altra.

Berat è conosciuta come la città dalle mille finestre per via della peculiare architettura dei suoi quartieri storici, Mangalem e Gorica, costruiti sulle pendici di due colline separate dal fiume Osum: le case bianche di epoca ottomana, disposte l’una sull’altra lungo i pendii, si caratterizzano per le finestre ampie e numerose, volte a catturare più luce possibile. Una soluzione architettonica che ha trasformato un’esigenza funzionale in un tratto distintivo della città, regalando un colpo d’occhio unico nel suo genere.

Con la sua atmosfera sospesa nel tempo, Berat offre un concentrato di storia, arte e spiritualità. Tra le cose da non perdere:

  • la fortezza risalente al XIII secolo che domina dall’alto la città, regalando una panoramica d’eccezione sulla valle del fiume Osum. All’interno delle mura si trovano abitazioni, resti di moschee ottomane, chiese bizantine affrescate e un interessante museo dedicato al celebre pittore di icone Onufri che delinea l’evoluzione dell’arte religiosa albanese dal XIV al XX secolo;
  • Mangalem e Gorica, i due quartieri storici separati dal fiume Osum e uniti dallo scenografico ponte in pietra del XVIII secolo, raccontano di una convivenza – tra mussulmani e cristiani ortodossi – che ha saputo durare nel tempo;
  • il Museo Etnografico, sito all’interno di una casa ottomana del XVIII secolo, espone una ricca collezione di oggetti che illustrano la vita quotidiana e le tradizioni del dipartimento di Berat.
Berat e le montagne sullo sfondo
Fonte: iStock
Panoramica di Berat

Giorno 3: Apollonia e Durazzo

Il terzo giorno del nostro itinerario in Albania inizia con un tuffo nel suo passato più remoto e si conclude con una passeggiata al mare.

Apollonia, tra ulivi secolari e rovine millenarie

A poco più di un’ora di macchina da Berat, immersa nel silenzio delle campagne di Fier e circondata da morbide colline ricoperte di ulivi secolari, si trova una città dalle antiche origini che ci catapulta sui banchi di scuola: Apollonia.

Nonostante il nome evocativo, il sito archeologico di Apollonia è ancora ben lontano dall’essere preso d’assalto da orde di turisti mordi e fuggi, ma rientra sicuramente tra le cose da vedere in Albania in tre giorni per gli spiriti curiosi, affamati di conoscenza.

Fondata nel 588 a.C dai coloni greci provenienti dall’odierna Corfù, Apollonia conobbe un periodo di grande prosperità che raggiunse l’apice in epoca romana, quando Cicerone la definì “magna urbs et gravis”. Nel periodo del suo massimo splendore, tra il IV secolo a.C. e il III secolo d.C., Apollonia era una città viva e imponente, con una popolazione che sfiorava i 70.000 abitanti e una struttura urbana all’altezza della sua fama: attorno al porto fluviale, tra i più attivi della regione, si svilupparono templi, terme, un teatro, un foro, ville decorate da mosaici e un’acropoli ellenica che sopravvisse alla dominazione romana.

Seguirono secoli bui che portarono al declino della città fino a quando, all’inizio del Novecento, la missione archeologica francese guidata da León Rey iniziò gli scavi del sito portando alla luce il 10% dell’antica Apollonia di cui sono oggi visibili i resti del teatro, dell’agorà, delle mura ciclopiche e del tempio di Artemide, avvolti nel silenzio della natura circostante.

Rovine tempio antico
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Sito archeologico di Apollonia

A corredo della visita al sito archeologico, il monastero medievale di Santa Maria ospita un piccolo Museo Archeologico dove sono esposti i reperti ritrovati durante gli scavi tra cui statue, anfore, monete e frammenti architettonici che restituiscono un frammento di quella che fu una delle città più colte e influenti della regione.

Durazzo, dove l’eredità romana si affaccia sul mare

Terminata la visita del sito archeologico di Apollonia ci spostiamo sulla costa diretti a Durazzo che oltre a essere uno dei porti principali del Paese, è una città stratificata ed estremamente dinamica.

Fondata nel 627 a.C., Durazzo ha attraversato secoli di dominazioni greche, romane, bizantine e ottomane che hanno lasciato tracce visibili ovunque.

Tra i luoghi di interesse da visitare in città:

  • l’Anfiteatro Romano, simbolo di Durazzo nonché uno dei più imponenti dei Balcani, fu edificato nel II secolo d.C. e progettato per ospitare fino a 20.000 spettatori;
  • il Museo Archeologico, il più importante del Paese per ricchezza di reperti, racconta la storia della città e del territorio circostante con una collezione di oltre 3.000 reperti e oggetti risalenti al periodo greco antico, ellenistico e romano. Attualmente sono in corso lavori di ristrutturazione, ma dovrebbe riaprire al pubblico in tempi brevi;
  • la Torre Veneziana, uno dei luoghi più iconici e fotografati della città, faceva parte del castello bizantino – edificato tra il V e il VI secolo per volontà dell’imperatore Anastasio I – che all’epoca era considerato una delle fortezze più solide e strategiche di tutto il Mar Adriatico. La torre attuale è il frutto di una ricostruzione del XV secolo operata dai veneziani che ne rafforzarono la struttura, lasciando un segno indelebile nella sagoma di Durazzo;
  • la Grande Moschea del XVI secolo, meglio conosciuta con il nome Moschea di Fatih, fu danneggiata durante il regime comunista e restaurata di recente, diventando uno dei luoghi di culto islamici più rappresentativi della città.

Durazzo – nota anche per le sue spiagge e la sua vivacità fatta di caffè affollati, locali vista mare e un’atmosfera rilassata, che invita a prendersi una pausa – rappresenta la chiusura perfetta di quest’itinerario in Albania: tre giorni densi di storia, natura e identità.

Vista panoramica della spiaggia cittadina
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Vista panoramica della spiaggia di Durazzo

Una passeggiata sul lungomare, tra famiglie in bicicletta, profumo di fritto misto e vento salmastro sulla pelle, accompagna gli ultimi momenti di questo breve excursus nel Paese delle Aquile. In meno di un’ora da Durazzo si raggiunge Tirana dove il viaggio si conclude con lo sguardo rivolto verso il Bel Paese e il cuore colmo di immagini e di ricordi indelebili.

Cosa vedere in Albania in 4 giorni

E se invece di tre i giorni in Albania fossero quattro?

Girokastra, la città di pietra

Si, era una città assai strana. Camminando per strada, in certi punti si poteva, allungando un poco il braccio, appendere il cappello alla porta di un minareto. Molte cose in essa erano bizzarre e molte altre sembravano appartenere al regno dei sogni.

Ismail Kadaré, La città di Pietra (1971)

Con un giorno in più a disposizione e una leggera modifica all’itinerario potremmo includere nel nostro viaggio la visita di Girokastra, Patrimonio UNESCO dal 2005 nonché una delle città più suggestive del Paese. La si raggiunge da Berat in circa tre ore di macchina, attraversando paesaggi che alternano pianure coltivate e montagne brulle, distese di uliveti e villaggi bucolici.

Adagiata nella valle del Drino, non lontano dal confine con la Grecia e dal Parco Nazionale del Llogara, l’antica Girokastra – dal nome greco Agirocastro che significa Fortezza d’Argento – è conosciuta come la città di pietra per i suoi tetti d’ardesia, le strade lastricate, i cortili nascosti e le tipiche case-torri in pietra grigia che le conferiscono un aspetto fiabesco e austero al tempo stesso. Una città da esplorare a piedi, senza fretta, lasciandosi guidare dal suono ovattato dei passi sulla pietra e dagli scorci che si aprono tra i vicoli in salita.

La visita di Girokastra non può che iniziare dal castello, tra i più maestosi dell’area balcanica, che dall’alto regala una vista impagabile sulla vallata sottostante. Da avamposto difensivo a prigione politica durante il periodo comunista, oggi ospita il Museo delle armi che raccoglie testimonianze della tormentata storia albanese, dalle guerre ottomane fino alla più recente dittatura di Enver Hoxha.

Poco distante, la casa natale di Ismail Kadaré, adibita oggi a museo letterario, invita a un tuffo nell’immaginario di uno degli scrittori più prolifici e amati del Paese, interprete lucido e poetico dell’identità nazionale albanese.

Scendendo verso il centro città ci si imbatte nel vecchio bazar ottomano: con la sua trama di viuzze, antiche caffetterie e botteghe che vendono tappeti tessuti a mano, manufatti in rame e ricami tradizionali, è il luogo ideale per immergersi nella vita quotidiana di Girokastra e portarsi a casa un pezzo di autenticità.

Torre e castello al tramonto
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Torre dell’Orologio e Castello di Girokastra al tramonto

Ma è la sera, quando la luce si fa dorata e le pietre si tingono di rosa, che Girokastra si esprime al meglio, con il suo fascino discreto e la sua grazia silenziosa: sedersi su una terrazza a sorseggiare un caffè o gustare una cena a base di qifqi – polpette tipiche della tradizione albanese, a base di riso e menta – è il finale perfetto per una giornata intensa, tra sapori autentici e silenzi carichi di storia.